DIPARTIMENTO DI INFORMATICA ED AUTOMAZIONE


     
     

     TECNOLOGIE

     
       
       
       
      • EIDE
       
      • SCSI
       
      • EVOLUZIONE DEI BUS
       
      • ATM
       
      • ISDN
       
      • PUSH TECHNOLOGY
       
      • TERMINOLOGIE USATE
       
       
       
       
       
      EIDE
       

      I dischi ide hanno una capacità massima di 528 MByte.
      Lo standard eide supporta dischi fino a 8,4 GByte. Se il vostro bios è antecedente al 1994 probabilmente non supporta dischi eide più grandi di 528 MByte. Per sfruttare appieno le potenzialità dello standard eide serve un controller ad hoc.
      I controller eide sono veloci e gestiscono 4 differenti dispositivi ide su due canali separati, inclusi lettori di cd-rom e unità a nastro.
      Il protocollo ide/ata è in grado di gestire dischi aventi un massimo di 65.536 cilindri, in quanto dispone di un "contatore di cilindri" di 16 bit di lunghezza (216 = 65.536). Tuttavia l'interrupt 13h del bios, la routine di gestione delle memorie di massa, permette l'accesso a un massimo di 1.024 cilindri (210 = 1.024). D'altro canto, mentre l'interrupt 13h può gestire un numero massimo di 256 testine per disco, il limite di ide/ata è di sole 16 testine.
      Sebbene tanto ata quanto l'interrupt 13h presi singolarmente permettano di utilizzare dischi di grande capacità, il loro uso combinato comporta l'impiego dei valori minimi dei rispettivi parametri chs, ossia 1.024 cilindri, 16 testine, 63 settori di 512 byte ciascuno, per un totale complessivo di 528 MByte.
      Nell'uso di hard disk eide ad alta capacità esistono due possibilità per superare lo scoglio rappresentato dal limite di 528 MByte, ambedue incluse nella definizione di Enhanced ide e basate su una rimappatura della struttura del disco in funzione dei parametri fisici chs noti. Si tratta delle modalità di traduzione "Large" o "chs to chs" e "lba". Tanto il disco fisso quanto il bios devono supportare queste modalità di traduzione della geometria del disco: fatto scontato per gli hard disk di capacità maggiore ai 528 MByte poiché costituisce uno standard industriale, ma difficilmente riscontrabile nei bios con data precedente al 1994.
      Aggiungendo un disco ad alta capacità a un sistema vlb o pci che supporta dischi di grande formato, il bios interrogherà il disco fisso e predisporrà automaticamente il sistema per gestire la traduzione.
      Supponiamo, ad esempio, di dover installare un hard disk da 545 MByte, i cui parametri chs siano rispettivamente 1.057, 16, 63. All'atto della configurazione del disco, impostando nel bios la modalità "Large", i valori chs verranno modificati in 528, 32, 63. Con questo artificio il bios crederà di avere a che fare con un disco fisso le cui specifiche chs rientrano nell'ambito dei valori limite imposti dall'interrupt 13h (chs 1.024, 256, 63). Scegliendo invece la modalità "lba", i parametri chs verranno sempre impostati a 528, 32, 63: in questo caso però la geometria del disco verrà ridisegnata assegnando ai settori un numero sequenziale a partire da lba 0, corrispondente a cilindro 0, testina 0, settore 1.
      In fase di accesso al disco per operazioni di lettura/scrittura, il settore richiesto verrà tradotto dal formato chs del bios in un indirizzo lba a 28 bit che verrà trasferito all'hard disk e riconvertito per ricercare i dati richiesti.
      L'adozione di dischi eide su sistemi con bus isa non permette di sfruttare un transfer rate superiore a 3,3 MByte al secondo, limitando i benefici dell'eide alla sola possibilità di gestire dischi di elevata capacità.



       
       
      SCSI
       
      SCSI 1

      Bus a 8 bit, 7 periferiche controllabili, 5 MByte/s di velocità ma tanti problemi
      In effetti, quello standard assicurava la possibilità di gestire fino a sette dischi fissi con capacità che potevano raggiungere anche 8 GByte. Ma non solo: le specifiche SCSI permettevano anche di realizzare dispositivi diversi (come cd-rom, stampanti, scanner) capaci di interfacciarsi al pc per mezzo di un unico controller che gestiva un bus di comunicazioni standard per tutte le possibili periferiche. Purtroppo le cose non sempre vanno come ci si aspetterebbe. Lo standard SCSI, infatti, stentò a decollare nella sua forma iniziale (nota come SCSI 1) a causa di una serie di problemi di compatibilità tra periferiche e controller originati da una scarsa formalizzazione delle specifiche del protocollo. Così la diffusione della tecnologia ide, meno raffinata ma più semplice ed economica dello SCSI, si affermò nettamente nel settore dei personal computer.
       

      SCSI 2

      prestazioni invariate ma risolti i problemi grazie all'interfaccia aspi. Nel frattempo fu formalizzata un'evoluzione delle specifiche SCSI (battezzata SCSI 2) che eliminò tutti i precedenti problemi di compatibilità, definendo in dettaglio tutti gli aspetti del protocollo scsi e fornendo un'interfaccia software standard per la gestione delle periferiche, cioè l'aspi (Advanced Scsi Programming Interface). Col passare del tempo e con la naturale evoluzione maturata da parte degli utenti di pc, i limiti strutturali delle specifiche ide cominciarono a farsi sempre più difficili da sostenere. Ecco, allora, che qualcuno tornava a scommettere su un'imminente diffusione dello standard SCSI 2.

      Fast SCSI 2

      prestazioni raddoppiate con 10 MByte/s di velocità. In effetti, con il passaggio da scsi-2 a Fast scsi-2, si è assistito a una consistente diffusione di tale tecnologia, anche perchè nella nuova forma lo scsi assicurava prestazioni molto superiori a quelle offerte fino a quel momento da qualsiasi altro sistema. Con il Fast scsi-2, infatti, la velocità di trasferimento dei dati sale fino a 10 MByte al secondo (rispetto ai 3 dell'ide e ai 5 dello scsi-1 e scsi-2).
      Nonostante i buoni auspici, però, la tecnologia Fast scsi-2 non riuscì a scalfire la supremazia dell'ide, anche perchè questa, nel frattempo, rafforzò le proprie posizioni grazie ad alcuni significativi miglioramenti. Venne realizzato, infatti, lo standard Enhanced ide che annullò di fatto i limiti dell'ide originale, mantenendone allo stesso tempo i vantaggi in termini di costi bassi delle periferiche e dei controller. Con l'eide (Enhanced ide) era possibile raggiungere velocità di trasferimento dati di 16 MByte al secondo, oltre alla possibilità di gestire fino a 4 dischi fissi (ma anche cd-rom) senza il limite dei 528 MByte di capacità. Da allora anche l'Enhanced ide si è evoluto, acquisendo per esempio le funzioni dma (accesso diretto alla memoria). Oggi l'eide è il sistema di gestione delle memorie di massa più diffuso in assoluto, e non c'è dubbio che anche in futuro manterrà tale posizione.

      Wide SCSI

      Raddoppia l'ampiezza del bus (16 bit) e con essa il numero di unità controllabili. Nonostante l'affermazione dello standard eide come tecnologia di riferimento nel settore dei personal computer, lo scsi (così ormai si indica generalmente il Fast scsi-2) è ben lungi dalla scomparsa definitiva. Infatti, ci sono numerosi settori applicativi in cui l'utilizzo della tecnologia scsi è pressochè indispensabile, in particolare nei server di rete e nelle workstation ad alte prestazioni con sistemi operativi multitasking. In questi settori, che al giorno d'oggi sono in continua espansione, lo scsi ha trovato una collocazione ideale e un luogo di crescita e di sviluppo. Per soddisfare l'esigenza di un maggior numero di periferiche controllabili a una maggiore velocità, è nato lo standard Wide scsi. In realtà sarebbe più corretto dire "Fast Wide scsi-2", ma non esistono periferiche Wide (cioè con bus a 16 bit) che non siano anche Fast (cioè con le temporizzazioni del Fast scsi-2).
      Raddoppiando l'ampiezza del bus, oltre al vantaggio di poter controllare il doppio di periferiche, c'è anche il vantaggio di raddoppiare la quantità di dati trasferiti nell'unità di tempo. Ciò significa che il transfer rate del Wide scsi diventa di 20 MByte al secondo, pur mantenendo invariata la frequenza di clock già utilizzata nel Fast scsi-2. Sebbene disponibile da anni, solo di recente i dischi Wide scsi sono apparsi numerosi sul mercato.

      Ultra SCSI (fast 20)

      Raddoppia la velocità dell'interfaccia e con essa il transfer rate. Si arriva, così, alla più recente evoluzione dello scsi, cioè a quello che viene comunemente chiamato Ultra scsi. Il modo esatto di indicare tale tecnologia, però, sarebbe scsi fast 20, in quanto Ultra scsi è un termine già utilizzato dal produttore UltraStore per indicare una serie di hard disk di classe Fast scsi-2. Ad ogni modo, chiamata Ultra scsi o scsi fast 20, la nuova tecnologia si basa sul raddoppio delle frequenze di clock del Fast scsi-2. In tal modo nascono due nuove classi di dispositivi scsi: gli Ultra scsi (o scsi fast 20) con velocità di 20 MByte al secondo e gli Ultra Wide scsi (o scsi wide fast 20) da 40 MByte al secondo. I primi sono l'evoluzione del Fast scsi-2 a 8 bit con la frequenza di clock raddoppiata, mentre gli altri derivano dall'evoluzione del Wide scsi a 16 bit.

      Fast 40 e SCSI seriale

      Oltre a quelli visti fin qui, esistono altri due tipi di tecnologie scsi. Una è la cosiddetta fast 40, ancora non implementata in alcun dispositivo, che si basa sull'ulteriore raddoppio del clock dell'Ultra scsi (fast 20). L'altra, genericamente definita come scsi seriale, abbandona le caratteristiche fisiche del tradizionale scsi parallelo, per diventare una vera e propria interfaccia seriale di trasmissione dati che sfrutta, però, il set di comandi del protocollo scsi.
      Mentre non ci sono ancora dispositivi scsi fast 40, diversi sono quelli già in commercio compatibili con lo scsi seriale. Alcuni vanno sotto la sigla fc-al (Fiber Channel Arbitrated Loop), mentre altri vengono definiti ssa (Serial Storage Architecture). Tutti, comunque, sono idealmente raccolti dalle specifiche scsi-3, che allo stato attuale sono una sorta di compendio di numerosi standard sviluppati da altrettanti gruppi di studio.

      SCSI 3

      Lo scsi-3, in realtà, è una famiglia di standard in continua evoluzione che definiscono i diversi livelli dell'interfaccia scsi. I principali livelli che vengono identificati sono: strato fisico (connettori, piedinatura e segnali elettrici), protocollo (l'organizzazione e il funzionamento dello strato fisico), architettura (l'organizzazione e la gestione dei comandi), comandi primari (istruzioni che devono essere supportate da tutti i dispositivi) e comandi specifici (istruzioni particolari per ciascun tipo di periferica). Per ogni strato, poi, può esistere una diversa implementazione (come Fiber Channel e ssa), da cui nascono standard differenti, che però vanno tutti sotto la definizione generale di scsi-3.



       
       
       
      EVOLUZIONE DEI BUS
       
       
      Stato attuale Fine 1996 1997 fine 1997
      BUS DI I/O INTERNI 
      ISA 

       Dal 1984, isa è stata l'interfaccia interna onnipresente. La sua frequenza di 8 MHz e la larghezza di banda di 3 MByte per secondo la rendono adatta per i mouse e per altri dispositivi a bassa velocità. 

      ISA continua a esistere come metodo primario per connettere al pc dispositivi relativamente lenti.  Alcuni dispositivi che usano l'ISA migrano verso PCI e altri invece vengono collegati all'Universal Serial Bus (USB).  Immutato nel disegno, ISA continua a essere utilizzato a lungo per supportare i vecchi dispositivi. 
      EISA 

       Con il suo transfer rate di 33 MByte per secondo e la sua frequenza di 8,33 MHz, è stato usato per adattatori SCSI e schede grafiche di fascia alta ma ha perso terreno, eccetto che su pochi server.

      È probabile che EISA si troverà solo su macchine di fascia alta per mantenere la possibilità di supportare vecchie schede come controller raid e schede di rete.  EISA viene completamente soppiantata dal PCI e da altre tecnologie.
      VL Bus 

       Questo bus a 133 MByte per secondo a 40 MHz ha trovato successo negli adattatori grafici per Windows (marginale la sua diffusione tra i controller per dischi rigidi). 

      L'arrivo del PCI ne ha determinato l'estinzione. 
      PCI 

       Questo bus a 133 MByte per secondo a 33 MHz è stato progettato primariamente per i primi adattatori grafici e per i dischi ad alte prestazioni. 

      PCI rimane la scelta sicura quale bus interno per il personal computing.  La velocità aumenta a 266 MByte per secondo e la frequenza sale a 66 MHz. È una soluzione multipiattaforma che permette di costruire schede virtualmente identiche per architetture differenti come workstation, Mac e pc. PCI mantiene la sua popolarità ed estende le sue capacità, ad esempio nel campo delle tecnologie seriali, come il FireWire.
      BUS DI I/O ESTERNI 
      EIDE 

       L'interfaccia EIDE è il metodo più economico per collegare hard disk, lettori di cd-rom e unità a nastro. Accelera le prestazioni rispetto al vecchio ide, dando 13,3 MByte per secondo a 13,3 MHz (teorici). 

      La velocità dei prodotti tradizionali aumenta a 16,7 MByte per secondo con una frequenza di 16,7 MHz.  La velocità di trasferimento raggiunge 33 MByte per secondo a 33 MHz.  La velocità di trasferimento raggiunge 33 MByte per secondo a 33 MHz, ma EIDEsarà abbandonato nel 1988 grazie alla diffusione dei metodi seriali. 
      SCSI 

       È il metodo preferito per collegare il numero maggiore e più ampio di dispositivi, sia esterni sia interni. SCSI permette la connessione di sette dispositivi per canale, con transfer rate massimo di 40 MByte per secondo a 20 MHz. È la scelta obbligata per server, installazioni raid e dispositivi di archiviazione ad alte prestazioni. 

      L'ultimo sviluppo della tecnologia, Ultra scsi, inizia a dominare il mercato degli hard disk scsi. Le prestazioni raggiungono 80 MByte per secondo a 40 MHz.  I metodi seriali che impiegano tecnologie scsi erodono il mercato scsi parallelo relativamente a dispositivi di archiviazione dati ad alte prestazioni. 
      USB(Universal Serial Bus) 

       USB si presenta come un bus per connettere a un pc monitor, dispositivi di input, scanner di pagina e altre periferiche. I primi pc con supporto usb sono apparsi, ma i driver e le periferiche non arriveranno che alla fine del 1996. Una variazione del bus potrebbe consentire la connessione economica di dischi rigidi. 

      Le prime unità forniranno un transfer rate di 12 Mbps, a basso costo, a bassa ampiezza di banda. usb rende semplice l'aggiunta di elementi, specialmente per i portatili.  USB continua a crescere in popolarità grazie all'arrivo di più periferiche a bassa ampiezza di banda e grazie alla sua integrazione sulle schede madri dei pc.  Il transfer rate può raggiungere 16 Mbps. C'è una vasta accettazione del bus per le connessioni esterne, non per gli hard disk, ma l'USB resta ancora un po' lento per le stampanti e periferiche affini. 
      IEEE 1394 (FireWire) 

       Questa interfaccia ad alta velocità, una tecnologia seriale SCSI ancora in fase di sviluppo, può gestire video dal vivo o registrato. Per il suo design economico, sarà presto usata per hard disk, scanner, stampanti e apparecchiature video digitali. 

      All'apparizione delle prime apparecchiature di i/o per pc, la velocità viene spinta a 200 Mbps. Sono disponibili prodotti per il mercato consumer tra cui le videocamere digitali.  IEEE 1394 acquisisce una vasta accettazione nelle configurazioni tradizionali di fascia alta. Grazie a una velocità di 400 Mbps, IEEE 1394 diventa lo standard per l'I/O ad alta velocità.
       



       
       
       
      ATM
       
      ATM (Asynchronous Transfer Mode) è una tecnologia switching (a commutazione) che utilizza pacchetti di dati (chiamati celle) dalla lunghezza predefinita di 53 byte ed è in grado di operare con collegamenti da 1,544 Mbps fino a 622 Mbps. Il fatto che possa funzionare in teoria a qualsiasi velocità e su qualunque cablaggio la rende, di fatto, la prima tecnologia di rete sia lan che wan. Questa caratteristica permetterà di semplificare molto le reti del futuro: invece di una ragnatela di servizi Ethernet, isdn, E1 e via dicendo, sarà possibile utilizzare atm in ambito sia locale sia geografico. Nascendo con un'architettura a commutazione, atm si pone a un livello superiore rispetto a Ethernet, anche tenendo conto dei possibili progressi futuri di quest'ultima in termini di velocità. Gli switch atm collegano le stazioni di lavoro in circuiti virtuali, ossia in sottoreti che, pur sfruttando lo stesso impianto, risultano logicamente separate. Il vantaggio principale dei circuiti virtuali, che possono essere permanenti oppure solo temporanei, è la qualità del servizio. Questo meccanismo garantisce, infatti, che una precisa quantità di dati possa raggiungere una destinazione specifica a una velocità ben determinata. Inoltre, la dimensione ridotta delle celle atm rende possibile (grazie ai tempi di latenza molto bassi) la gestione di flussi di dati in tempo reale e, quindi, la trasmissione di audio e video in formato digitale. I prodotti atm vengono classificati in tre categorie: workgroup (per le lan), backbone (per la dorsale), e wan (di accesso a reti pubbliche). Le apparecchiature per il backbone hanno tipicamente la funzione di collegare più gruppi di lavoro e, in sostanza, sono potenti switch atm dotati di un backplane (bus di interconnessione) ad alta velocità nonché di capacità di fault tolerance (tolleranza ai guasti) e di network management (monitoraggio dei parametri operativi con facoltà di intervento remoto da parte dell'amministratore di rete). In questo segmento specifico sono all'avanguardia Cisco Systems, Fore Systems, Newbridge Networks e Optical Data Systems si trovano in posizioni di testa. Le apparecchiature wan sono in grado di fornire l'interfaccia con le reti pubbliche atm, come quelle già annunciate negli usa da AT&T, MCI, MFS, DataNet e Sprint. Più in dettaglio, atm sarà disponibile in quattro modalità differenti per le lan e le dorsali. Gli adattatori e i relativi switch già in commercio sono offerti per le velocità di 25,6 Mbps, 100 Mbps e 155 Mbps, mentre Cisco Systems e Fore Systems prevedono a breve di immettere sul mercato moduli switch a 622 Mbps. In breve periodo, ci si aspetta che prevalgano le versioni a 25,6 Mbps su cablaggio in doppino non schermato di Categoria 3 e quelle a 155 Mbps su fibra ottica o su doppino di Categoria 5. IBM, Adaptec e Optical Data System puntano su atm a 25,6 Mbps, dichiarando che l'hardware di questo tipo ha prezzi molto più ragionevoli e che la larghezza di banda è sufficiente per le attuali applicazioni. Fore Systems, Newbridge Networks e ZeitNet, invece, si stanno concentrando sugli adattatori a 155 Mbps, ritenendo che una modifica radicale dell'infrastruttura di rete sia accettabile solo in cambio di un drastico aumento delle prestazioni.

      Oggi atm ha senso per tre categorie di utenti. Se la vostra rete deve trasportare grandi quantità di dati grafici oppure audio o video in tempo reale, un'installazione atm a 25,6 Mbps può essere la soluzione adatta, ma solo a patto che la vostra azienda intenda anche investire nello sviluppo di applicazioni ad hoc. Inoltre, se avete bisogno di una garanzia assoluta sui tempi di consegna delle informazioni in rete (ad esempio se svolgete attività di intermediazione finanziaria) atm è sicuramente adatta.
      Infine, se volete iniziare a prendere contatto con questa tecnologia avviando un'installazione pilota, questo è il momento giusto per attivarsi. L'ostacolo principale alla diffusione di atm, tuttavia, è la mancanza di applicazioni specifiche; il software e i sistemi operativi di oggi, infatti, non supportano atm in modo nativo e, quindi, non possono trarre vantaggio dalla qualità dei servizi e dalla gestione deterministica delle connessioni che saranno l'elemento distintivo delle soluzioni future.

      I comitati che si occupano degli standard atm hanno già fatto alcuni passi per assicurare l'interoperabilità tra atm stessa e le architetture di rete preesistenti, definendo ad esempio Classical IP, un servizio destinato all'interconnessione con le reti ip, nonché il più generico LAN Emulation, che si rivolge invece alle reti basate su ip, ipx e alcuni altri protocolli di trasporto. Gli adattatori atm di Adaptec in prova hanno funzionato bene con Classical IP su sistemi Windows NT di tipo sia client sia server, ma LAN Emulation non era ancora pronto al momento delle nostre prove. Il passo successivo saranno gli agganci nativi ad atm, che verranno inseriti direttamente nei sistemi operativi e nelle applicazioni a partire dal prossimo anno. Quasi tutti i produttori offrono un' API che consente di realizzare software in grado di comunicare direttamente con schede e switch atm, ma la mancanza di un vero standard e la lentezza con cui si stanno sviluppando applicazioni di carattere generale limitano l'utilizzo di questa tecnologia ai mercati verticali. In altre parole, se oggi volete trarre il maggior vantaggio possibile da atm, dovrete sviluppare direttamente il software necessario.

      Attualmente atm viene utilizzato nelle università, nei centri di ricerca e nelle grandi aziende, su reti prevalentemente costituite da workstation Unix dove la presenza di PC (con Windows NT) è marginale. Questi siti sono sempre in stretto contatto con i produttori, allo scopo di sviluppare applicazioni specifiche e di ottimizzare i driver, le prestazioni e l'interoperabilità. Per sperimentare atm su reti basate su pc è necessario disporre di adattatori pci e di sistemi operativi a 32 bit come Windows NT, NetWare e, molto probabilmente, Windows 95 nel prossimo futuro. Attualmente Windows NT è l'ambiente più supportato in ambito PC, mentre solo un numero ridotto di produttori forniscono i driver per NetWare.



       
       
       
      ISDN
       
       

      ISDN sta per Integrated Services Digital Network vale a dire rete numerica integrata nei servizi. Si tratta di uno standard definito dal ccitt (Comitato Consultivo Internazionale Telegrafico e Telefonico) per una nuova rete di trasmissione digitale diffusa su scala mondiale che si propone di fornire all'utente una struttura moderna per il trasferimento di informazioni ad alta velocità, al cui interno siano integrati servizi supplementari.
      L'elevata larghezza di banda e la trasmissione digitale sono i due aspetti principali che caratterizzano questo sistema trasmissivo. Il sistema prevede due canali separati, ciascuno da 64 Kbit per secondo, su cui possono viaggiare contemporaneamente voce e dati. Il servizio principale, in questo caso, è la trasmissione dati ad alta velocità, ma anche la telefonia convenzionale ne risulta migliorata poiché, disponendo di un telefono isdn, è possibile visualizzare sul display i dati del chiamante ancora prima di rispondere alla telefonata. Inoltre, si possono realizzare applicazioni di teleconferenza, telemetria (lettura a distanza dei contatori, allarmi e altro) e servizi di allarme, nonché tutte quelle funzioni di accesso a data base in linea, teleshopping e teletex, incluso il servizio Videotel. Infatti, a fianco dei due canali da 64 Kbps esiste anche un terzo canale a 16 Kbps sul quale viaggiano i segnali di controllo per la connessione (chiamata, occupato, sincronizzazione delle trasmissioni eccetera) e anche dati in formato X.25: il protocollo che per anni è stato utilizzato in Italia per distribuire a basso costo gli accessi a banche dati e servizi telematici.
      Le aziende di solito usano isdn come linea di riserva (backup) su cui convogliare le trasmissioni da una filiale all'altra quando vengono a mancare le linee di trasmissione dati dedicate. Alcune lo impiegano anche per le applicazioni di telelavoro, installando in casa del dipendente una stazione che si collega alla rete aziendale diventandone parte integrante nonostante la distanza. Un'altra possibilità d'uso è la creazione di gruppi di lavoro che collaborano da località diverse. Poiché isdn prevede una tariffazione a tempo, essa risulta conveniente solo per connessioni sporadiche ad alta velocità oppure per connessioni ad alta velocità che non siano sempre con lo stesso corrispondente. Qualora ci fosse la necessità di trasferire dati in continuazione sempre tra gli stessi due punti conviene procurarsi una linea dedicata se sono in gioco grandi volumi (come in un'applicazione editoriale o di gestione delle immagini), una linea frame relay se i volumi sono notevoli ma la velocità non è un fattore critico, una linea X.25 se i volumi sono modesti (come nel caso di uno sportello Bancomat). Da qualche tempo isdn sta diventando uno strumento di moda per accedere a Internet. Premesso che l'odierna velocità delle dorsali Internet italiane (ma non solo) non giustifica un attacco individuale a 64 Kbps, troviamo che isdn può essere un mezzo economico per collegare a Internet l'intera azienda, usando un piccolo router connesso alla rete locale. In questa circostanza si risparmia, dovendo pagare una sola linea telefonica invece delle svariate linee che si dovrebbero pagare se ciascuno accedesse per proprio conto via modem, inoltre si potrebbe operare un certo controllo sugli accessi (dal router) senza per questo spingersi fino ad acquistare una linea dedicata con tutte le apparecchiature necessarie il cui costo parte da una trentina di milioni per arrivare a diverse centinaia. Anche l'abbonamento di accesso a Internet richiesto dall'Access o Service Provider costa molto meno quando si riferisce a una linea isdn piuttosto che a una linea dedicata.

      Architettura ISDN

      La struttura caratteristica dell'isdn è idealmente sintetizzabile in un "condotto digitale di bit": tutto ciò di cui l'utente deve disporre è l'allacciamento alla rete digitale e un'interfaccia per il pc che sia in grado di colloquiare con tale rete: terminal adapter. Volendo è anche possibile aggiungere un telefono digitale e un fax digitale, ma queste apparecchiature hanno ancora un costo proibitivo, perciò conviene mantenere parallelamente anche una linea telefonica normale su cui usare il telefono ed eventualmente il fax (sempre che non si usi il pc a tale scopo).
      Il confine tra l'utente e la rete isdn sarà il cosiddetto dispositivo di terminazione di rete o, più brevemente, NT1. Questo dispositivo appare come una piccola scatola con un pannello di led, che funge da interfaccia tra le periferiche digitali e il doppino telefonico. Alcune compagnie telefoniche (soprattutto negli usa) richiedono che sia l'utente ad acquistare e gestire l'NT1 come un qualsiasi dispositivo esterno; invece in altri casi (comunemente in Europa) è la stessa società telefonica che possiede e gestisce l'NT1.
      Al dispositivo di terminazione di rete (NT1) viene collegato il cosiddetto cavo di bus passivo, a cui si collegano a loro volta fino a otto dispositivi digitali. Se le esigenze di sfruttamento superano le otto unità consentite dall'NT1, è necessario utilizzare un dispositivo denominato ispbx (Isdn Private Branch eXchange) ovvero un centralino isdn che ha la forma di armadietto a cui si collegano i vari apparecchi di utenza e che governa gli accessi di tutti i dispositivi al canale.

      Esistono sei tipi di canali isdn caratterizzati da differenti velocità di trasferimento; attualmente il ccitt ha standardizzato tre possibili combinazioni: accesso base (Basic Rate Interface - bri), accesso primario (Primary Rate Interface - pri) e una categoria ibrida. L'accesso base e primario utilizzano, in modo differente, canali digitali da 64 e 16 Kbps; la categoria ibrida, invece, utilizza un canale analogico a 4 KHz e un canale digitale a 16 Kbps.
      Secondo le specifiche del ccitt, l'accesso base offre 2 canali digitali (detti di tipo "B") da 64 Kbps per la voce e i dati, più un canale digitale (di tipo "D") da 16 Kbps per la segnalazione fuori banda e il traffico X.25. Tutti e tre i canali viaggiano sul normale doppino telefonico usato per la telefonia. I due canali "B" possono essere cumulati per trasmettere dati fino a 128 Kbps, in tal caso il costo della telefonata raddoppia. L'accesso primario offre invece 30 canali "B" da 64 Kbps per la voce e i dati, più un canale "D" da 64 Kbps, il tutto su due doppini telefonici affiancati. Poiché l'accesso primario va spesso oltre le reali necessità di un'azienda, diverse società telefoniche europee offrono canali primari frazionati. In questo campo l'Italia si distingue, una volta tanto, per la flessibilità del sistema impiegato. Telecom infatti offre un pacchetto da 15 canali a cui si possono aggiungere pacchetti incrementali di 5 canali fino ad arrivare a 30.
      La categoria ibrida, invece, è stata pensata per consentire la combinazione di telefoni analogici ordinari con un canale digitale. Il risultato vorrebbe avvicinarsi, per quanto possibile, all'accesso base, ma questo tipo di configurazione è di fatto inesistente in Europa e in America.
      Ciascun canale "B" accetta dati in forma digitale oppure voce nella forma di un singolo canale fonia in pcm (Pulse Code Modulation) con campioni di 8 bit prelevati 8.000 volte al secondo. Nel caso di trasmissione dati, tutti i 64 Kbit per secondo sono a completa disposizione dell'utente visto che le informazioni di gestione della chiamata (segnalazioni) viaggiano sul canale "D" separato. Quest'ultimo viene utilizzato in fase di chiamata e di interruzione del collegamento ed è suddiviso in tre sottocanali logici per la segnalazione, per la telemetria e per i pacchetti a bassa larghezza di banda (X.25). Il formato e il contenuto dei pacchetti scambiati lungo il canale di controllo è stato formalizzato dal ccitt nel documento noto come SS#7 (Signaling System n. 7); la struttura funzionale dell'SS#7 è piuttosto simile alle specifiche X.25, ciononostante l'SS#7 resta essenzialmente un metodo per controllare le apparecchiature di commutazione telefonica.



       
       
      PUSH TECHNOLOGY
       

      La push technology: tutti ne parlano e molti la indicano come una tecnologia capace di rivoluzionare il Web, anche se in questi casi la prudenza sarebbe d'obbligo. Di sicuro c'è che alle piccole società nate sull'onda di questa nuova tecnologia si stanno oggi aggiungendo software house del calibro di Microsoft, Lotus e Netscape. Ma che cos'è la push technology e quale relazione ha con i servizi giornalistici on line? Il termine push indica che le pagine disponibili on line vengono automaticamente spinte (push, appunto) dal server sul desktop dell'utente che, in questo modo, non è costretto ad andarsele a cercare per tirarle a sé (pull). In sostanza, quindi, la push technology è un sistema client/server che permette di raccogliere le informazioni disponibili sulla Rete e di distribuirle automaticamente sul desktop secondo i tempi stabiliti dall'utente. Si tratta quindi di una tecnologia che, sulla falsariga del broadcasting televisivo, cerca di risolvere il problema delle troppe informazioni disponibili via Internet. La Rete, infatti, ospita ormai milioni di pagine che rischiano di disorientare gli utenti.
      La soluzione, affermano i sostenitori della push technology, consiste nell'offrire agli utenti la possibilità di scegliere dei canali (channel) di informazioni da cui essere aggiornati automaticamente e direttamente sul proprio desktop. Pointcast, una delle prime società ad aver offerto servizi di push technology, offre per esempio la possibilità di scaricare un software (requisiti: processore 486/33, 8 MByte di ram e 10 MByte di spazio disponibile sul disco) che consente di personalizzare le informazioni e di aggiornarle automaticamente. Il client, infatti, è configurabile in modo tale da selezionare le notizie prelevate dai canali, ovvero da alcuni siti disponibili attraverso questo servizio (Cnn, Techweb, Pathfinder, Wired e New York Times, per fare alcuni nomi). Le news sono suddivise per argomenti e categorie (politiche, meteorologiche, finanziarie e via di seguito) e vengono visualizzate attraverso un plug-in per Netscape Navigator (ma entro la fine dell'anno il servizio sarà disponibile anche con Internet Explorer di Microsoft) oppure con un viewer autonomo. Le informazioni sono inoltre personalizzabili in rapporto ai diversi canali disponibili e, per esempio, è possibile inserire le sigle delle aziende quotate in borsa per visualizzarne le relative informazioni.
      L'aggiornamento, come detto, è automatico ed è possibile stabilirne la frequenza, così come automatica è la connessione e lo scollegamento alla Rete. Il servizio è gratuito. Almeno per ora, perché Pointcast - il cui servizio è utilizzato secondo il settimanale Business Week da circa un milione di persone - medita di incominciare a farlo pagare. Così la push technology oltre a proporsi come soluzione ai problemi di "eccesso di informazioni" disponibili on line, rappresenta (o vorrebbe rappresentare) un prototipo di servizio di news vendibile (per esempio all'utenza business), in grado di selezionare per gli inserzionisti pubblicitari un target definito (per esempio chi legge informazioni finanziarie). Al risparmio di tempo per l'utente (niente più "navigazione" dispersiva, eliminati i problemi di lentezza della Rete) la push technology associa così la possibilità di rendere redditizia Internet. D'altra parte, la pre-selezione dei contenuti e delle fonti consente i vantaggi sopra elencati ma, per altro verso, significa anche l'impossibilità di replicare la ricchezza (per qualità e quantità) delle informazioni disponibili on line. Inoltre, secondo alcuni osservatori, la push technology potrebbe rivelarsi redditizia in termini economici e di audience nell'immediato, ma rischia di pregiudicare la possibilità di sperimentare nuove forme di comunicazione on line ripercorrendo quelle in uso con la televisione. Indipendentemente però da qualsiasi considerazione, la push technology sta conoscendo in questi mesi una celebrità fino a poco tempo fa imprevedibile. E cosi, il numero di aziende impegnate in questo genere di servizi va aumentando. Marimba (http://www.marimba.com), per esempio, ha saputo conquistarsi l'attenzione di molti osservatori perché offre un modello di push technology basato su Java. Servizi di questo genere sono offerti, tra gli altri, anche da Freeloader (http://www.freeloader.com), Backweb (http://www. backweb.com) e After Dark Online (http://www.afterdark.com). Il salto di qualità di queste tecnologie, inoltre, potrebbe essere assicurato dalle future piattaforme di Microsoft e Netscape: Active Desktop e Constellation. Nel caso dell'azienda di Bill Gates, per esempio, l'integrazione delle funzioni di navigazione con il sistema operativo dovrebbe infatti rendere ancora più intuitivo l'aggiornamento automatico di informazioni o applicazioni attraverso la push technology. E Netscape, che già offre un servizio di news via posta elettronica (In-box direct), con Constellation sembra andare in una direzione simile.



       
       

       

      TERMINOLOGIE USATE
       
      EIDE (Enhanced Integrated Device Electronics oppure Enhanced Intelligent Drive Electronics - disco con elettronica di controllo integrata e migliorata)
      Una versione migliorata dell'interfaccia ide per le unità a disco, che porta la dimensione del disco rigido oltre il precedente limite di 504 MByte per arrivare fino a 8,4 GByte; inoltre aumenta abbondantemente la velocità massima di trasferimento portandola a un massimo teorico di 13,3 MByte al secondo con una frequenza di 13,3 MHz (è previsto il passaggio a 16,7 MByte teorici con una frequenza di 16,7 MHz e poi a 33 MByte al secondo con 33 MHz di frequenza). L'interfaccia eide consente di governare fino a quattro unità disco per pc (contro le due ammesse dall'ide tradizionale). Ora che i dischi rigidi con capacità superiore al Gigabyte sono diventati una dotazione comune, l'interfaccia eide ha guadagnato enorme popolarità. Il suo principale concorrente è la SCSI-2, anch'essa capace di governare dischi di alta capacità con elevate velocità di trasferimento.

      ESDI (Enhanced Small Device Interface - interfaccia per piccoli dispositivi migliorata)
      Un'interfaccia per dischi rigidi in uso verso la fine degli anni Ottanta che consentiva di trasferire da 10 a 15 Mbit per secondo.

      Fast ATA (Fast at Attachment - ATA veloce)
      Con questo termine Seagate Technology indica i dischi fissi compatibili con lo standard Enhanced IDE.

      IDE (Integrated Device Electronics o Intelligent Drive Electronics - disco con elettronica di controllo integrata)
      Una specifica che definisce un'interfaccia per dischi rigidi di dimensioni medio-piccole (da un minimo storico di 10 MByte a un massimo consentito di 504 MByte). Tutta l'elettronica di controllo si trova abbinata al disco stesso anziché su una scheda di espansione che colleghi il disco al bus del personal computer. Esiste comunque una scheda da inserire nel bus, ma si tratta unicamente di un'interfaccia di transito a cui si possono collegare due dischi IDE. Questo elevato livello d'integrazione riduce la distanza che i segnali elettrici devono percorrere e semplifica la costruzione della scheda da montare sul bus (la cui componentistica spesso viene anche integrata direttamente sulla scheda madre). All'inizio degli anni Novanta i dischi IDE hanno rimpiazzato i dischi esdi (Enhanced Small Device Interface) che avevano acquisito un'ampia diffusione sui personal computer alla fine degli anni Ottanta. Un disco IDE con interfaccia a 8 bit arriva a una velocità di trasferimento massima di 3,3 MByte al secondo, che raddoppiano se si passa a 16 bit. Un disco esdi con interfaccia verso il bus a 10 MHz arrivava a 1,25 MByte al secondo, mentre con un'interfaccia a 20 MHz arrivava a 2,5 MByte al secondo.

      PIO mode (Programmed Input/Output Mode - modalità pio)
      Modalità di trasferimento dati da e verso il disco fisso, nella quale l'hard disk viene visto dalla CPU come un indirizzo logico di memoria al quale accedere attraverso interfacciamento con il controller.

      PIO mode 3 (Programmed Input/Output mode 3 - modalità pio 3)
      Protocollo di trasmissione dei dati dal disco rigido al processore attraverso il relativo controller, tipico della tecnologia Enhanced IDE alias Fast ata. Costituisce un'evoluzione del protocollo pio già usato nell'IDE standard. Arriva a una velocità di 11,1 MByte al secondo rispetto ai 3,3 MByte al secondo degli IDE convenzionali.

      PIO mode 4 (Programmed Input/Output mode 4 - modalità pio 4)
      Protocollo di trasmissione dei dati dal disco rigido al processore attraverso il relativo controller, tipico della tecnologia Enhanced IDE di seconda generazione alias Fast ata-2. Costituisce un'evoluzione del protocollo pio mode 3 già usato negli Enhanced IDE standard. Arriva a una velocità di 16,6 MByte al secondo rispetto agli 11,1 MByte al secondo del pio mode 3.

      RAID(Redundant Array of Inexpensive Disks - batteria ridondante di dischi economici)
      L'idea consiste nel posizionare diversi dischi entro un singolo contenitore e quindi scrivere i propri dati su queste unità in modo che se uno o più dischi venissero a mancare le informazioni resterebbero comunque disponibili. I vari dischi vengono raggruppati in una singola unità logica che a sua volta viene vista dal server come se fosse una singola unità fisica. La tecnica RAID viene usata sia per aumentare la sicurezza sia per ridurre i tempi di accesso al di sotto dei valori fisici tipici di ogni singolo disco presente nella batteria. Questa configurazione può essere realizzata via hardware con un controller specializzato oppure via software unendo tra loro dischi di tipo standard. I tre attributi fondamentali della tecnologia raid sono: a) si tratta di un insieme di dischi visti dall'utente come un singolo dispositivo logico, b) i dati dell'utente vengono distribuiti fisicamente tra i vari dischi in una maniera ben definita, c) viene aggiunta capacità di disco ridondante in modo da recuperare le informazioni in caso di guasto di un'unità della batteria.

      SCSI(Small Computer System Interface - interfaccia di sistema per i computer di piccole dimensioni)
      Pronunciato "scasi". Una potente e flessibile interfaccia di connessione per periferiche resa popolare dall'Apple Macintosh e utilizzata prevalentemente per collegare all'unità centrale dischi rigidi, nastri, lettori di cd-rom, scanner e altri dispositivi di memorizzazione o di input di dati. La SCSI e la sua più moderna versione SCSI-2 sono eccellenti nella gestione di dischi rigidi di grandi dimensioni e consentono di collegare allo stesso bus fino a 7 dispositivi in cascata. Questo significa che una sola scheda di controllo SCSI pilota fino a sette dispositivi (dischi o altro). Il bus SCSI funziona come se fosse una specie di rete locale in piccolo, consentendo di collegare otto dispositivi di cui uno è la scheda di controllo. È possibile una comunicazione diretta tra un'unità e l'altra senza coinvolgere l'unità centrale. In teoria ciascun dispositivo SCSI potrebbe essere ulteriormente suddiviso in otto unità logiche, da 0 a 7, il che ci porta a un numero massimo di 56 unità. Una batteria di dischi potrebbe essere configurata in questo modo, ma quasi tutti i dispositivi SCSI in circolazione sono unità singole.
       
       
       

       
      Dott Ing. ALDO NECCI 
      Dipartimento di Informatica ed Automazione 
      Via della Vasca Navale, 79 
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